venerdì 30 dicembre 2011

Qual'è il vero compito di Monti?

Facciamo un attimo mente locale sul motivo che ha spinto Berlusconi alle dimissioni, ossia la crescita dello spread fra i Bund tedeschi e i BTP italiani, che era arrivato a 575 punti. All'inizio di novembre una voce rivelatasi falsa sulle imminenti dimissioni di Berlusconi aveva fatto diminuire pesantemente lo spread da 491 a 470, dimostrando quindi la correlazione fra l'allora Presidente del Consiglio e gli interessi del debito pubblico.
Cosa succede poi? Viene nominato un governo tecnico, guidato da Mario Monti con il compito di rimettere in sesto i conti pubblici, facendo diminuire questo maledetto spread, che altro non rappresenta che il differenziale di rendimeto fra i titoli di stato italiani con quelli tedeschi. Bisogna ammettere che lo spread è un po' diminuito: dai 575 degli ultimi giorni del caimano siamo a 515. Ma bisogna anche ricordare che era stato detto che la caduta di Berlusconi ne avrebbe comportato una diminuzione di 300 punti, come poi non ha tardato a far notare Angelino Alfano. E bisogna anche tener presente che la diminuzione dello spread non è lenta ma costante: i 60 -70 punti in meno rispetto agli ultimi giorni del precedente governo sono stati "guadagnati" in poco tempo, quasi istantaneamente, poi è cominciata un'altalena che si protrae da ormai un mese attorno a quota 500-510. Il primo e più immediato obiettivo del governo Monti, quello di diminuire velocemente gli interessi sul debito pubblico, mi pare lontano dall'essere raggiunto. Direi che lo sta clamorosamente fallendo.
Nel frattempo questo governo tecnico sta tenendo un profilo assai poco "tecnico" e molto "politico". Il che da una parte è inevitabile (un governo è un organo politco per eccellenza, in quanto le scelte che compie sono, in quanto tali, politiche), ma bisogna ammettere che questo governo si sta comportando come se fosse appena uscito vincitore dalle elezioni. E' politica la scelta di far fare i sacrifici, per dirla con Napolitano,  "anche ai ceti più deboli" (mi pare che siano gli unici ad averne sempre fatti, ma lasciamo stare), è politica la scelta di ripristinare l'ICI sulla prima casa e di non fare la patrimoniale. E' ancora più politica la scelta di parlare di riformare il mercato del lavoro (leggi: abolire l'artico 18 dello Statuto dei Lavoratori, ossessione del capitale!) e innalzare l'età pensionabile. E' estremamente politico l'impegno, assunto da Monti, a fare la propria parte in caso di conflitto con l'Iran (e del resto ha anche rifinanziato le missioni all'estero, per un costo di circa 20 miliardi di euro).
Ma allora se lo scopo di un governo tecnico era gestire soprattutto l'emergenza economica, visto che Monti sta tenenedo un profilo molto "politico" e che lo spread non accenna a diminuire sostanzialmente dovremmo dire che Monti ha già fallito. Non sta facendo il lavoro per il quale era stato incaricato e per il quale ha ricevuto la fiducia in Parlamento. E allora perché il PD, ad esempio, non alza la voce? perché il PD non dice chiaramente a Monti che se non garantirà equità ed efficacia delle misure finanziarie ritirerà la fiducia? Perché lascia questo compito a Berlusconi? Forse spiega qualcosa la notizia, data dal Wall Street Journal, che ci sarebbe stata, lo scorso ottobre, una telefonata di Angela Merkel a Napolitano, in cui si chiedeva di rimuovere Berlusconi se non fosse riuscito a garantire l'applicazione della famosa "lettera" della BCE. Le smentite da parte degli interessati sono arrivate, ma non hanno negato di essersi effettivamente "sentiti" e di aver effettivamente espresso preoccupazione per la situazione italiana.
Che Monti quindi sia il garante della "lettera della BCE" non suona come una grande scoperta né a me né a quei pochi che ogni tanto capitano su questo blog. Il perché il PD acceti questo stato di cose può essere tema di discussione. Probabilmente perché altrimenti dovrebbe portare avanti in prima persona tale massacro sociale, essendo l'unica forza in grado di prendere decisioni fortemente impopolari garantendo al contempo la pace sociale. Ma come si possa non vedere questa semplice realtà, che ogni giorno riceve una conferma, per me è un mistero. Come faccia cioè anche larga parte dell'opinione pubblica di sinistra a credere ancora che Monti sia il salvatore della Patria mi è personalmente oscuro.
Ma torniamo alla lettera dell BCE datata 5 agosto 2011 (firmata da Jean-Claude Trichet e da Mario Draghi, quello che diceva di comprendere le ragioni degli indignati...). Eccone una sintesi, pubblicata sul sito del Corriere della Sera:

"Si sottolinea la necessità di rendere più severi i criteri per ottenere le pensioni di anzianità e di allungare l'età pensionabile delle donne nel settore privato in modo da avere risparmi di bilancio «già nel 2012». E l'opportunità di ridurre «significativamente» il costo degli impiegati pubblici, rafforzando le regole sul turnover e, «se necessario, riducendo gli stipendi».

Per accelerare la crescita dell'economia, Trichet e Draghi richiamano esplicitamente l'esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori (per i quali nella lettera si usa il termine «dismissal») nelle imprese applicando l'intesa del 28 giugno tra la Confindustria e i sindacati, «che si muove in questa direzione». Ma che evidentemente non basta.
Sempre per la crescita serve la «piena liberalizzazione» degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali, prevedendone la «privatizzazione su larga scala». Ed un «serio impegno» per abolire o consolidare alcuni livelli amministrativi intermedi, «come le Province»."
 Mi pare chiaro che la BCE prende a pretesto il debito pubblico per lanciare una offensiva neoliberista contro il nostro paese, tale da operare una gigantesca redistribuzione del reddito "verso l'alto" e una profonda modifica dei rapporti di forza fra le classi a favore dei ceti abbienti. Un po' come ha fatto l'FMI nei confronti dell'Argentina dalla morte di Peron fino al 2001, anno del default della patria di Maradona e Che Guevara.  E chi pensa che "l'Italia non è in Sud America, da noi certe cose non possono accadere" e altre amenità del genere si ricordi che fino a metà del XX secolo l'Argentina non solo era terra di immigrazione, ma addirittura, con solo 30 milioni di abitanti, era la decima economia del pianeta. Poi il FMI decise di farne una cavia da laboratorio sul quale sperimentare il più selvaggio neoliberismo (con tutto il contorno di tragedie che sapiamo), fino al default, quando ovviamente il FMI la disconobbe. O forse sarebbe meglio dire che la gettò via come un esperimento mal riuscito. Da questo punto di vista mi pare che Monti, con il suo politicissimo governo, stia portando a termine efficacemente (ed in modo inquietante) il suo compito.

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