martedì 27 dicembre 2011

Berlusconi, il gatto e il cerino

Dopo le elezioni del 2006, vinte dall'Unione guidata da Prodi, mi cimentai nella scrittura di un articolo sulla imminente fine di Berlusconi. Il succo del mio ragionamento era questo: il settantenne (allora) Berlusconi è troppo vecchio per affrontare cinque anni di opposizione, e la sua fine si porterà dietro il centrodestra per come lo conosciamo. Tale articolo era destinato ad essere pubblicato sulla rivista "I Ciompi", allora diretta dal compianto Gianni Rigacci, che di lì a poco sarebbe venuto a mancare e, con lui, la testata stessa. Dopo averlo scritto, però, ritenni l'articolo un po' azzardato, per cui decisi di non farne di nulla. Effettivamente il volto del centrodestra, rispetto al 2006 è molto mutato, ma Berlusconi è tutt'altro che finito. E nonostante tutto, non credo che sia finito neppure adesso. Ha sette vite come i gatti ed è furbo come una volpe.


Ho già scritto in questo blog dell'astuzia dei suoi metodi diversivi (ad esempio inserire all'interno delle varie manovre clausole ad aziendam che avrebbero catalizzato l'attenzione, salvo poi ritirarle per catalizzare ancora l'attenzione generale sul loro ritiro anziché sui contenuti della manovra - si veda la vivenda CIR). Adesso può liberamente giocare con Monti al gatto col topo e fare il gioco del cerino col PD. Che ovviamente alla fine sarà quello che si brucerà le dita. Infatti, forte di uno spread che non diminuisce (stamani è passato da 503 a 514) può dimostrare che la causa dei problemi economici italiani non era la sua vita dissoluta e la "diplomazia del cucù" (con buona pace degli "antiberlusconiani" di maniera, che credevano davvero che bastasse un premier un po' più austero perché l'Italia uscisse dalla crisi... ma questi probabilmente credono anche a Babbo Natale). Può dimostrare anche il suo senso di responsabilità, perché nonostante questo, "lealmente" sostiene il governo che ha rimpiazzato il suo. Al contempo però non risparmia i suoi messaggi minatori a Monti: siccome il caimano ha ancora la maggioranza in Senato, stacca la spina quando vuole. come dire "sei mio ostaggio" (e Monti in quanto a "sindrome di Stoccolma" mi pare non scherzi, non solo nei confronti di Berlusconi). E ostenta la malavoglia con cui vota i provvedimenti del governo. Ieri sera ha rilasciato una dichiarazione in cui dice chiaramente che il PDL ha votato (guardacaso con parecchie defezioni) la manovra per senso di responsabilità, ma che questa manovra non gli piace e che sarà recessiva. Poco importa se la manovra sia in perfetta sintonia con quelle del suo governo: oggi il caimano può accreditarsi come uomo "di lotta e di governo" e, furbescamente, lo fa, lasciando al PD il cerino della responsabilità delle misure antipopolari che in questa manovra sono contenute. Cosicché, con il solito sorriso a 64 denti potrà presentarsi alle prossime elezioni (ha detto chiaramente che rimane "in campo" anche per il domani) come il capo dell'opposizione uscente che contrasta la "sinistra" che ha portato il Paese al disastro. E rischia di vincere di nuovo. Se direttamente o tramite qualche marionetta, poco importa.

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