sabato 19 maggio 2012

Quattro tessere. Lo stesso mosaico?

Prendiamo quattro fenomeni apparentemente scollegati l'un l'altro. Quattro fenomeni dei quali molto si parla ma dei quali nessuno si sofferma particolarmente sui collegamenti dell'uno con l'altro, ammesso e non concesso che tali collegamenti esistano. Le indagini relative all'uso per così dire "disinvolto" dei rimborsi elettorali da parte della Lega; l'affermarsi del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo; gli attentati e le minacce nei confronti dei manager di Finmeccanica; le proteste contro Equitalia.
"Lega ladrona": i fatti sono arcinoti. Il tesoriere della Lega Francesco Belsito amministrava i fondi provenienti dai rimborsi elettorali a vantaggio della famiglia Bossi (si parla di paghette ai figli del Senatùr da 5000 euro al mese, per non parlare della falsa laurea di Renzo Bossi conseguita in Albania) e per operazioni finanziarie che poco hanno a che fare con l'attività politica, come l'acquisto di diamanti e lingotti d'oro e gli investimenti in Tanzania. Gli esiti immediati dell'inchesta sono due: il primo è la caduta verticale di credibilità di un partito che, come la Lega aveva fatto della lotta a "Roma ladrona", con tanto di manette e cappio in Parlamento, la sua bandiera, una perdita di credibilità resasi palese con il tracollo elettorale subito dalla Lega nelle amministrative del 6 e 7 maggio; il secondo è l'accentuarsi di una temperie culturale ostile ai partiti e al finanziamento di organizzazioni che, in quanto tali, sono riconosciuta dalla Costituzione.

"Grillo e le misteriose 5 stelle". Nelle suddette elezioni amministrative, parallelamente alla disfatta della Lega si afferma prepotentemente il movimento lanciato da Beppe Grillo. Il MoVimento 5 Stelle, il partito di Grillo, che fa della lotta alla "casta" la sua ragion d'essere. La gente è stufa non di di "questa politica" ma "della politica", non crede più a nessuno, e Grillo raccoglie a piene mani le messi di questa sfiducia. Segnalo questo interessante articolo sul movimento di Grillo, che mi fa sorgere un dubbio. Ma il M5S è davvero il partito di Grillo? il numero cinque non si riferirà per caso ai cinque titolari della "Casaleggio & associati"? Non è che Grillo sta al M5S esattamente come lo stesso Grillo stava, negli anni '90, ad una nota marca di yogurt cui faceva la pubblicità? Insomma, non è che Grillo è solo un testimonial di una operazione politica ancora più commerciale di quella lanciata dal vecchio Silvio Berlusconi nel lontano 1994? Domande cui non sono in grado di dare risposta. Unica cosa certa è che l'ascesa del M5S assorbe il crollo leghista, drena voti all'IDV e impedisce la crescita della sinistra extraparlamentare che si oppone al governo Monti: SEL e FDS. In Francia la sinistra del Front de Gauche raggiunge l'11%, in Grecia Syriza, KKE e Sinistra democratica avrebbero quasi, se solo fossero un po' meno litigiosi, i numeri per un governo di "sinistra-sinistra". In Germania, invece, un fenomeno come il "Partito dei Pirati", che presenta non poche affinità con il grillismo fa sì che nelle elezioni regionali del Nord-Reno Westfalia, la Linke perda oltre la metà del proprio elettorato.

Il tempismo degli "anarchici". Già lo scorso anno l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi annuncia la volontà di dismettere il settore civile di Finmeccanica. Troppo vasto il campo di attività di Finmeccanica, non esiste al mondo altra azienda che produce dai missili ai treni. Ovviamente si scegli di dismettere i treni, ma questo è un altro discorso. Il governo dei professori non profferisce verbo in merito. I sindacati entrano in agitazione contro la svendita di settori come AnsaldoBreda a chi potrebbe avere tutto l'interesse a sbarazzarsi di un pericoloso competitore. E cosa succede? Una fantomatica "Federazione Anarchica Informale" gambizza Roberto Adinolfi, manager di AnsaldoNucleare, qualcuno pensa bene di imbrattare un bagno con minacce a Orsi condite da una stella a cinque punte. Risultato. Sdegno e condanna dai sindacati, che proclamano lo sciopero contro il terrorismo e che sono, giocoforza, costretti ad abbassare i toni.

Tutta colpa di Equitalia. Non mi sta simpatica Equitalia, che gestisce la riscossione dei crediti in modo poco ortodosso, che pignora immobili da piazzare sul mercato a prezzi stracciati con una leggerezza indecente. Ma certo non posso non notare come si stia catalizzando, grazie anche alla stampa, la rabbia contro gli effetti della crisi causata dal sistema bancario e dalle politiche recessive del governo. Insomma sarà anche Equitalia a srtozzarti, ma la sua mano è armata dalle banche che non ti concedono credito e da politiche economiche che inibiscono la crescita economica. Insomma, possiamo anche chiudere Equitalia, ma cambierebbe poco.

Quattro fenomeni diversi, con origine diversa. Ma proviamo a immaginare che invece non siano tanto diversi. Proviamo a immaginare che siano quattro pezzi di una medesima strategia, quattro tessere dello stesso mosaico. Immediatamente appare un disegno inquietante, una strategia già vista in anni difficili della Repubblica. Una strategia volta a colpire, con ogni mezzo necessario, le forze di opposizione (e, per carità, la Lega se lo merita), impedendone la crescita nonostante il grande malcontento contro il governo Monti, una strategia volta a colpire i partiti come mezzo di partecipazione democratica. Una strategia volta inoltre a abbassare i toni del conflitto sociale agitando la minaccia del terrorismo. Una strategia volta, infine, a spostare la rabbia di chi subisce la crisi non sui mandanti (Bce, FMI e governo Monti) ma sugli esecutori materiali (Equitalia). Una strategia livida, con non poche assonanze con un vecchio progettino di un certo Licio Gelli...

PS: l'attentato nella scuola di Brindisi la cui notizia mi giunge pochi minuti dopo aver terminato la stesura di questo post getta una luce ancora più tetra e angosciante sulla mia argomentazione. Spero tanto di sbagliarmi.



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