venerdì 16 settembre 2011

La Cina è vicinissima

Forse mi sbaglio ma ho l'impressione che con questa storia della crisi economica mondiale ci stiano raccontando un mucchio di balle per nascondere il declino irreversibile dell'egemonia statunitense sul mondo. La crisi infatti non è affatto mondiale, ma riguarda solo l'occidente. I paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in crisi non lo sono affatto, anzi. La crisi, quindi, non riguarda né tutto il mondo né il sistema capitalistico in toto (infatti almeno quattro paesi BRICS su cinque sono senza ombra di dubbio paesi ad economia capitalistica, sulla Cina si potrebbe invece discutere a lungo). La crisi riguarda alcuni paesi, anche importanti, per carità, ad economia capitalistica. Non riguarda, almeno nelle dimensioni che riguarda noi, i paesi BRICS. In fondo al post alcuni dati sulla crescita di alcuni paesi occidentali e dei paesi BRICS.

lunedì 12 settembre 2011

Il capitale a scuola da Marx e Catone

Mi è capitato di rileggere quanto scrivevo, più o meno un anno e mezzo fa (il 28 aprile 2010 per l'esattezza) relativamente al cosiddetto "collegato lavoro", nel quale il governo Berlusconi mise in pratica uno dei suoi tanti attacchi al mondo del lavoro. La nota è ancora visibile sul mio profilo di facebook, ma la copio incollo qui sotto:

"Credo che si debba innanzitutto riconoscere al governo una certa “coerenza” ed una certa “perseveranza” su questa materia. L’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori viene da lontano. Un attacco già tentato nel 2002 e già respinto all’epoca, grazie soprattutto alla mobilitazione della Cgil e della sinistra di alternativa, che a quei tempi era forte in Parlamento e nella società. C’era quindi stato il tentativo di intervenire sui diritti dei lavoratori precari, con il Decreto Legge 25.6.2008, n. 112, dichiarato poi illegittimo dalla Corte Costituzionale. Un attacco che dà quasi l’impressione di voler essere “dimostrativo”: l'operazione sull'articolo 18, che non sarebbe scomparso formalmente ma che sarebbe stato svuotato di significato, se non altro perché servirsene sarebbe stato molto più difficile, arriva infatti dopo diversi interventi miranti a smantellare tutte le tutele; e dopo aver introdotto altre due tipologie di lavoro precario (il lavoro a chiamata e quello in affitto). Mettendo tutto insieme, pare che ci sia un tentativo di utilizzare la crisi per ridisegnare l'assetto sociale del paese, prefigurando un precariato di massa e l'assenza di tutele. Sostituite da arbitrato, conciliazione, ecc. dove il lavoratore è solo e indifeso. Non a caso, forse, il ministro Sacconi, dal palco del congresso della UIL ha esplicitamente affermato che ci sono tutte le “carte in regola” per andare verso un nuovo statuto dei lavoratori.

giovedì 1 settembre 2011

Nota sull'incontro fra FDS e Verdi con le RSU di AnsaldoBreda

Il 30 agosto u.s. alle ore 12.00 una delegazione della Federazione della Sinistra e dei Verdi si è incontrata con i componenti della RSU di Ansaldo Breda, per discutere delle ipotesi di dismissione dell'azienda da parte di Finmeccanica e sulle iniziative politiche da mettere in campo per contratare tare eventualità. La delegazione era composta da Rosalia Billero, Giovanni Angeli, Roberto Fabio Cappellini e Angelo Borchi per la FDS e da Andrea Fusari e Lorenzo Lombardi per i Verdi. La delegazione dei due gruppi politici si è impegnata a raccogliere la richiesta di attenzione alla questione rivolta alle forze politiche che viene unitariamente dalle sigle sindacali rappresentate nelle RSU e a coinvolgere le proprie rappresentanze istituzionali nel Comune e nella Provincia di Pistoia e nella Regione Toscana (dove i due movimenti fanno parte del medesimo gruppo consiliare, chiamato appunto, FDS-Verdi), mettendo in pratica tutte le iniziative possibili a contrastare il disegno di liquidazione di una realtà industriale come AnsaldoBreda. Ciò in considerazione di quello che rappresenta AnsaldoBreda per lo sviluppo e l'identità stessa della città. I rappresentanti dei due gruppi politici hanno concordato sul fatto che appaia singolare che, in un momento in cui nel resto d'Europa la produzione di mezzi per il trasporto pubblico è considerata strategica, in Italia si parla di dismissione del ramo da parte di un'azienda a partecipazione statale e si sono detti preoccupati dal fatto che, mentre si punta alla dismissione di un settore che dovrebbe invece avere importanti ripercussioni sulla mobilità e quindi sull'inquinamento atmosferico e sulla vivibilità delle nostre città, si continua a considerare strategica la produzione militare, in uno Stato la cui Costituzione prevede il ripudio della guerra. Il 75% del fatturato di Finmeccanica proviene infatti dal settore militare. Anche l'argomentazione secondo cui la cessione di Ansaldobreda sarebbe giustificata dai suoi problemi dibilancio non convince: se infatti in una impresa di tali dimensioni vengono cambiati quattro AD in dieci anni (con conseguenti quattro gruppi dirigenti diversi, quattro strategie industriali diverse) si manifesta una chiara volontà, da parte della proprietà (cioè Finmeccanica e, in ultima analisi, il governo), di creare difficoltà all'impresa stessa, magari proprio allo scopo di svenderla.