mercoledì 1 dicembre 2010

Armi, speculatori e scuole materne

Il sito Peacereporter.net ci informa che, in quello che rischia di essere il suo ultimo scorcio di vita, il governo Berlusconi IV ha speso quasi un miliardo per acquisto di armamenti. Questa è la lista della spesa del ministro (speriamo ancora per poco) Ignazio La Russa:

200 milioni di euro: sistemi di puntamento Ots e nuovi missili anticarro "Spike" con cui attrezzare gli elicotteri "Mangusta"

22,3 milioni di euro: acquisto di 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione

125 milioni di euro: costruzionedi una nuova unità navale della Marina militare con funzione di appoggio alle forze di incursori, ricerca e soccorso. Comprensiva di cannoni e mitragliatrici

87,5 milioni di euro: nuovo siluro 'pesante' (6 metri lunghezza per 1,2 tonnellate) per i sommergibili U-212.

63 milioni di euro: realizzazione di un grande 'hub' aereo militare nazionale ''dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi'' presso l'areoporto militare di Pisa.

236 milioni di euro: creazione di una rete informatica militare sperimentale, detta Defence Information Infrastructure (Dii), ''necessaria per la trasformazione net-centrica dello strumento militare, elemento essenziale ed abilitante per la pianificazione e la condotta delle operazioni''.

200 milioni di euro: acquisto di dieci nuovi elicotteri Aw-139.

Dal Sole 24 Ore di qualche giorno fa apprendo che il differenziale di spread fra i Btp italiani ed i Bund tedeschi costa in media all'Italia oltre 3 miliardi e mezzo di Euro l'anno. In pratica l'Italia paga molti più interessi sui titoli di stato rispetto a quelli che paga la Germania, a causa degli attacchi speculativi della grande finanza all'Unione europea e ai paesi più deboli economicamente (fra i quali l'Italia) che ne fanno parte.

Intanto in una scuola materna le maestre, dovendo fare i conti con la scarsità di fondi del comune, chiedono ai genitori di compartecipare con spese e lavoro volontario per imbiancare le stanze e sistemare il giardino prima della prossima primavera. In quella scuola materna frequentata da bambini che l'anno prima non hanno trovato posto negli asili nido comunali (perché il comune non può più permetterseli). Bambini che quando inizieranno una pratica sportiva, appena più grandicelli, dovranno subire (e finanziare) l'aumento delle tariffe che gli enti locali sono costretti a praticare sugli impianti sportivi. Bambini che diventeranno ragazzi e frequenteranno scuole superiori i cui soffitti rischiano di cadere perché le province non hanno soldi per la manutenzione. Se andranno a scuola in autobus dovranno sopportare il peggioramento del servizio e l'aumento del prezzo dei biglietti, a causa del taglio dei fondi per il trasporto pubblico. Se per caso saranno ragazzi meno fortunati ed avranno bisogno della presenza di un assistente scolastico, lo potranno avere per poche ore la settimana. Ragazzi che quando cresceranno, ed arriverà il momento di andare all'Università, grazie alla (contro)riforma Gelmini (700 milioni di tagli alla cultura) approvarta ieri dalla Camera dei Deputati, si renderanno conto che non potranno permettersela. Andranno quindi a lavorare e magari rimarranno disoccupati, perché il loro datore di lavoro delocalizzerà l'azienda, ma questo è un altro discorso.

Insomma un bell'esempio di bilancio "partecipato". Non nel senso classico, quello per intendersi di Porto Alegre. In un senso nuovo, moderno: nel senso che "parteciperemo" di tasca alla gestione dei servizi pubblici essenziali che dovrebbero essere un diritto. Perché 4 miliardi e mezzo di euro saranno spesi per comprare armi e per pagare gli speculatori.

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