mercoledì 22 dicembre 2010

Quando il Parlamento vede più lontano dei cittadini

Due rapporti interessanti sono stati pubblicati da Istat e Bankitalia. Il primo è relativo alla disoccupazione, che tocca i massimi dal 2004 ad oggi, arrivando all'8,7%. Si tratta come è normale, di una media, le cifre infatti variano notevolmente quando si vanno ad indagare alcuni gruppi sociali particolari. Si scopre infatti che la disoccupazione giovanile sfiora il 25% e che quella relativa alle donne al sud arriva al 36%. E soprattutto si scopre che il 20% circa dei giovani sono assimilabili alla categoria dei NEET, acronimo inglese che indica coloro che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in percorsi di formazione. In pratica coloro che, magari scoraggiati dal fatto che comunque lavoro non si trova, smettono anche di cercarlo, un lavoro.
Dati che non tengono conto, è chiaro ma giova ripeterlo, di tutti i "disoccupati di fatto": coloro che in questi mesi hanno usufruito della cassa integrazione straordinaria per chiusura dell'azienda. Lavoratori che risultano ancora occupati ma che sono, appunto "disoccupati di fatto", perché il loro destino occupazionale è, purtroppo, segnato. Quindi un dato "drogato", inferiore a quello reale.
Il secondo rapporto è quello di Bankitalia, che informa che il 10% delle famiglie italiane detiene il 45% della ricchezza nazionale. Dato che non mi stupisce, anzi, mi piacerebbe sapere quale percentuale di ricchezza è detenuta dall'1% più ricco del Paese. Un dato quindi che certifica le grandi disuguaglianze sociali ed economiche presenti nel Paese. Ovviamente non si parli di patrimoniale, perché altrimenti si spaventano i mercati, che come è noto sono particolarmente paurosi, tranne quando si mandano a casa centinaia di lavoratori per volta o quando si aggrediscono fortemente i loro diritti (dei lavoratori, intendo).
Altri dati interessanti, a livello locale, ce li forniscono le "Note congiunturali" pubblicate dall'Ufficio Statistica della Provincia di Pistoia, dalle quali si nota, nei primi nove mesi del 2010, un aumento delle ore di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) fruite in Provincia rispetto allo stesso periodo del 2009, che già segnava una impennata rispetto al 2008. L'aumento complessivo è del 294,22%. Il dato è di per sé allarmante, ma allarma ancora di più il dato disaggregato rispetto alle varie tipologie di cassa integrazione: quella ordinaria (relative ad esigenze di riorganizzazione produttiva o per crisi che comunque non comportano la cessazione dell'attività) sale del 12,84%; quella straordinaria (per crisi più "serie", per cessazione dell'attività produttiva) aumenta del 434,79% e quella in deroga (per le piccole aziende, ma anche per le aziende che hanno già esaurito la cassa integrazione straordinaria, vedi la MAS) cresce addirittura del 969,36%. Una crisi quindi di cui ancora non si intravede la fine, almeno dal punto di vista occupazionale. Il tutto aggravato dal fatto che molti periodi di fruizione di ammortizzatori sociali nell'anno prossimo andranno incontro a scadenza. Accanto a questo un aumento dei prezzi al consumo dell'1,7% (1,4% in Italia), aumento particolarmente sensibile nei campi dei trasporti (+4,5%), dell'istruzione (+2,7%), delle utenze domestiche (+2%).
Intanto il dibattito politico, specialmente dopo il 14 dicembre, impazza sulle questione delle alleanze. Di Pietro chiede a Bersani e Vendola di "sposarsi" entro Natale. I due nicchiano. Bersani specialmente, secondo le indicazioni di D'Alema, persona ingiustamente famosa come fine stratega politico (non ne ha mai azzeccata una!), sta cercando di conquistare il cuore del terzo polo, mettendo di fronte al fatto compiuto Vendola e costringendo Di Pietro alla porta. Per questo, come anello di fidanzamento, pensa di offrire a Casini il ruolo di candidato premier. Bye bye primarie, quindi, con buona pace di Vendola. Casini, però, sta flirtando con Berlusconi, piaccia o no a Fini. E nessuno, infatti, crede più alle elezioni a marzo 2011. Intanto Berlusconi conquista il cuore, chissà perché, di molti peones che temono la fine della legislatura anticipata e, non ritenendo probabile una propria rielezione, tirano a campare ad ogni costo fino al 2013, scadenza naturale della legislatura.
Insomma, mentre le famiglie dei lavoratori italiani tirano a campare con l'obiettivo di arrivare a fine mese, molti nostri parlamentari tirano a campare con l'obiettivo di arrivare al 2013. Quando si dice che la classe politica vede più lontano dei cittadini...

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