sabato 4 dicembre 2010

Autoreferenzialità

Sono profondamente consapevole che lamentarsi della propria autoreferenzialità non fa che aumentare il proprio grado di autoreferenzialità. Ragion per cui, nonostante non abbia certo la pretesa di avere un peso percepibile nel dibattito interno alla Federazione della Sinistra, mi impegno, finito questo post, a non tornare per un bel pezzo sull'argomento.
Mi pare ad ogni modo che il nostro dibattito, all'interno della Federazione della Sinistra e di rifondazione Comunista, abbia preso una china molto pericolosa. Quella, appunto dell'autoreferenzialità. Più che del dibattito ufficiale, quello nelle istanze di partito o fella federazione, parlo del dibattito che si sviluppa attraverso i vari blog ed i social network. Certo, la linea politica non si costruisce nei blog o sui social network, ma ritengo che tali strumenti siano rappresentino comunque un buon barometro del clima dentro la FDS ed il PRC. Perché sono strunenti orizzontali, poco o nulla "filtrati", immediati, e anche perché in questo "dibattito orizzontale" intervengono anche i massimi dirigenti del nostro soggetto politico.

E questo "dibattito orizzontale" è paurosamente autoreferenziale, o tutto attorno al nostro ombelico o comunque avulso dalla realtà e dal dibattito politico reale. Dibattiamo in modo accesissimo su quale debba essere la nostra natura, se la Federazione della Sinistra sia un nuovo Arcobaleno, se non si sia troppo offuscato il nostro profilo ideologico-identitario di comunisti; discutiamo del fatto se vogliamo andare alle elezioni da soli, con il centro-sinistra in un tipo di accordo che non è di governo ma che non è neppure la desistenza né la "non belligeranza", in una lista comune con SEL, senza che ci sia stata ancora la risposta di Niki Vendola alla video-lettera di Ferrero, senza che in questa discussione si facciano i "conti con l'oste", cioè con le reali intenzioni di SEL e PD in tal senso. Abbiamo da disquisire anche sul fatto se sia giusto o no che il nuovo tesoriere del PRC sia di area grassiana.
Un dibattito, è ovvio, che trova poca rispondenza e poco interesse in coloro che dovrebbero essere i nostri referenti sociali. Per vari motivi, che rischiano di rafforzarsi a vicenda in una spirale da cui sarà difficile uscire. Innanzitutto perché i media ci oscurano, quindi perché i nostri referenti sociali, a causa di tale oscuramento ci percepiscono come assolutamente marginali, e poi perché il nostro dibattito è francamente poco interessante. E questo non fa che aumentare la nostra invisibilità mediatica e la nostra marginalità.
Sarebbe ingeneroso dire che non facciamo altro che piangerci addosso: quotidianamente Liberazione e siti come Controlacrisi.org o Libera.tv riportano notizie della nostra presenza nei conflitti, fra i lavoratori e gli studenti in lotta. Eppure mi pare che l'impegno generoso in questo senso di tante compagne e tanti compagni passi un po' in secondo piano, nel nostro dibattito, rispetto a tutto il resto. E invece la nostra presenza nei conflitti già da ora è fondamentale: il 2011 e il 2012 rischiano di rappresentare anni orribili per i lavoratori: fino ad oggi la crisi è stata tamponata con gli ammortizzatori sociali, Cassa integrazione straordinaria e in deroga soprattutto. E' chiaro come già oggi molti lavoratori in cassa integrazione straordinaria per chiusura dell'azienda siano di fatto senza lavoro. L'anno prossimo vedrà la fine di molte casse integrazioni straordinarie, fino a che sarà possibile si rimedierà con la cassa integrazione in deroga, ma le risorse non sono infinite. Molte famiglie subiranno una severa riduzione del reddito disponibile, associata ad un taglio generalizzato dei servizi pubblici, anche nell'ottica della riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, oggi al 118% e da portare al 60%. Rischia di essere un massacro sociale. Un massacro sociale del quale i lavoratori in lotta si stanno accorgendo: qualche giorno fa ho partecipato ad una riunione di lavoratori cassintegrati di Mas e Radicifil. La loro prospettiva, per i più "fortunati" è un ultimo anno (al massimo) di CIGS, poi la mobilità. Poi nulla. Un operaio ha fatto una battuta: “Facciamo come Monicelli”. Un altro ha risposto: “Facciamolo tutti insieme, così si fa un bel botto e magari qualcuno si accorge di noi”.Un terzo ha rincarato: "Almeno le nostre famiglie incasseranno l'assicurazione sulla vita". La drammaticità di certe affermazioni rende l'idea della solitudine di questi lavoratori. Perché il lavoro non c'è e nessuno lo può inventare. Non dispongo di dati ma mi pare, ad occhio, che in provincia di Pistoia il tasso di ricollocazione dei lavoratori delle aziende colpite (ed affondate) dalla crisi sia attorno al 10%, compresi i contratti a tempo determinato. Qualcuno magari lavorerà anche al nero, ma questo non migliora certo il quadro, anzi. E noi che stiamo a pensare a Vendola che non risponde alle nostre letterine o alla corrente di appartenenza del nuovo tesoriere del PRC...

1 commento:

  1. Carissimo Fabio,
    la tua considerazione è puntuale e pungente. In premessa devo quindi fare una personale autocritica per aver certamente contribuito in parte ad alimentare questa spirale di autoreferenzialità commentando o criticando prese di posizione interne alla FdS.
    Credo però che questo tipo di dinamica sia purtoppo quasi inevitabile in assenza di una vera e praticabile democrazia interna sia ai soggetti che compongono la FdS che nella FdS stessa.
    Nessun progetto politico può proiettarsi con forza nella relatà se le sue dinamiche di costruzione interna si basano su procedure burocratiche, autoreferenziali, autoriproducenti.
    Discutere di questo non è guardarsi l'ombelico ma individuare i limiti strutturali che ci impediscono di agire come dovremmo.
    Detto questo credo, da tempo, che la logica politicista che governa la linea della FdS per lo meno da dopo la sconfitta delle europee ci stia portando, come dici tu, a non riuscire ad essere fino in fondo nel cuore di quei conflitti di cui tu indichi la dimensione.
    Politicismo, elettoralismo e tatticismo disfano di notte quel che di buono facciamo nelle lotte e nei conflitti.
    Mai sottovaluterò l'importanza di portare la lotta di classe nelle istituzioni e l'urgenza quindi di tornare nei luoghi della democrazia.
    Allos tesso tempo penso che dobbiamo rientrare dalla porta principale (e cioè attraverso il consenso dei lavoratori) e non dalla finestra (grazie alla subalternità alle logiche dei PD).
    Non è incredibile che il bipolarismo nella sua fase terminale rischi di seppellire proprio noi?
    Mi fermo qui ma avremo modo di riprendere la discussione.

    un abbraccio
    Jacopo

    PS Grazie per il riconoscimento al ruolo anche di Libera.tv che, tra gli esempi che fai, è l'unico che vive solo delle proprie risorse....

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