martedì 23 novembre 2010

Ora al Lavoro!

Ero e resto critico sulle modalità con cui si è svolto il congresso della Federazione della Sinistra: non ultima questione quella del cambio del simbolo, cosa della quale mi pare nessuno aveva parlato. Ritengo anche la FDS debba chiarire alcune questioni e lo debba fare in fretta: siamo alternativi al centrosinistra pur proponendo un patto “democratico” o vogliamo le liste comuni con Vendola, quindi siamo NEL centrosinistra?
Oppure, cosa significa e cosa comporta il "Patto di legislatura con il PD" invocato dal neo-coordinatore Oliviero Diliberto? Sono tutte questioni che non si possono eludere, almeno non per molto tempo.
  Perché prima o poi i nodi vengono al pettine, come dovremmo ben sapere: è dal 1995, quando si dovette decidere se sostenere o no il governo Dini dopo la crisi del primo governo Berlusconi (se "baciare il rospo" o no, come titolò "il manifesto") che i nodi vengono al pettine per noi. Possiamo consolarci - magra consolazione - con il fatto che questa legge vale e varrà anche per gli altri (quindi anche per Vendola, Di Pietro eccetera).

Ma ora, finito il congresso, credo sia opportuno mettere da parte le polemiche e (ri)iniziare a lavorare per la ricostruzione di una soggettività comunista e anticapitalista in Italia che “faccia politica” e non si occupi solo di gareggiare con gli altri gruppetti sedicenti comunisti a fare a chi è “il più rosso”. Ci siamo accorti che i mass media hanno ignorato il nostro congresso, come di solito del resto, ci ignora? Bene (cioè… male!), non stiamo a piangerci addosso ma lavoriamo per farci conoscere e farci vedere. Il web, oltre agli intramontabili volantinaggi, ci dà qualche opportunità. Compagni, possiamo fare tutte le chiacchiere e le analisi che vogliamo ma o riusciamo a riemergere, ad avere un ruolo ed una voce nella politica nazionale o la nostra strada è quella del gruppetto identitario e (considerato) estremista. O riusciamo a tormare a parlare alle masse, ai lavoratori, o siamo destinati a spengerci nella vanità delle nostre chiacchiere. Perché di una cosa dobbiamo essere consapevoli: se è vero che dobbiamo chiarire qualcosa della nostra linea politica se vogliamo avere la possibilità di dare gambe alla FDS (perché la costruzione di un soggetto politico può avvenire solo attorno ad una linea politica definita, non attorno a qualcosa di ambiguo), è anche vero che alla fin fine ai lavoratori che "salgono sui tetti" interessa poco se facciamo la lista unica con SEL, se facciamo il patto di legislatura, o se proponiamo la desistenza. Magari gradiscono se partecipiamo a mandare a casa Berlusconi, ma dei pur importanti cavilli di tattica politica sui quali noi siamo capaci di discutere per ore a loro importa poco. Sono molto di più interessati al fatto se siamo saliti o no sul tetto con loro, se e come abbiamo sostenuto, pur con i nostri pochi mezzi, la loro lotta. E al fatto magari di avere o meno qualche referente in Parlamento, in regione o negli enti locali.
Insomma, non impicchiamoci sulle formule tattiche dell'alleanza con il centro-sinistra in vista delle prossime(?) elezioni politiche. Se siamo in grado di spendere le nostre poche energie sul sostegno ai lavoratori in lotta, se siamo in grado di essere percepiti come "quelli che difendono i lavoratori", il modo con cui ci presenteremo alle elezioni acqusisce una importanza relativa. A quel punto tornare in parlamento, foss'anche con il 2%, foss'anche nella sola Camera dei deputati potrà davvero essere la spinta che ci fa ripartire. Se non saremo in grado di svolgere questo ruolo, il ruolo di "partito dei lavoratori", allora anche tornare in Parlamento avrà il senso di rimandare di qualche anno la nostra definitiva consunzione, di tutelare per qualche anno ancora un po' di ceto politico. Proviamoci. Forse non ci riusciremo lo stesso, ma cerchiamo almeno di farci riconoscere l'"onore delle armi".

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