martedì 16 novembre 2010

La Federazione della Sinistra e tre nodi da sciogliere



Sono in corso le assise congressuali locali del congresso costituente della Fedearzione della Sinistra. Un po' in ritardo, sarebbe stato meglio avanzare la nostra proposta prima che venisse oscurata dalla luce dell'astro di Vendola, ma tant'è, sorvoliamo sui motivi che possono aver ritardato di quasi un anno e mezzo la nascita di questo soggetto politico dalla sua prima apparizione alle elezioni europee del 2009.
Certo è che la Federazione, se vuole avere un futuro ha da sciogliere, secondo me, almeno tre nodi.
Il primo è il nodo della democrazia interna, del valore che avranno gli iscritti, i militanti, le istanze di base nella Federazione. La mia sensazione nel partecipare al congresso di Pistoia è stata di una certa "inutilità". Abbiamo fatto un congresso dove i congressi locali non eleggevano né delegati né organismi, perché tutto viene fatto con alchimie di quote fra i soggetti politici che compongono la Federazione. Fa sempre piacere passare un po' di tempo con i compagni a discutere di politica, ma il fatto di non poter dire la mia sui delegati, di non poter discutere di organismi, di far trapelare di quella giornata di discussione anche intensa e appassionata solo un modulino con scritto quanti sono intervenuti, quante donne, quanti invitati, quanti voti ha preso il documento e poco altro mi ha fatto sentire quel congresso poco utile alla (ri)costruzione della sinistra di alternativa. E mi pareva che questo senso di inutilità fosse palpabile nella platea dei presenti. Mentre Vendola impazza e prende ulteriore ossigeno dalla vittoria di Pisapia cosa fa la Federazione della Sinistra per rimettersi in gioco? Impegna le sue aree, subaree eccetera nella scelta dei delegati da effettuarsi con il bilancino per rappresentare tutti. Tutti che poi è nessuno. Alcuni compagni di Pistoia, anche molto seri, non hanno partecipato al congresso per vari motivi. Chi aveva impegni familiari, chi doveva ad esempio raccoglire le olive (vero!). Sono convinto che se non ci fosse stato questo sentimento di inutilità, se il congresso della Federazione della Sinistra fosse stato percepito come una occasione davvero storica di rilanciare la sinistra di alternativa, avrebbero rimandato di un giorno la raccolta delle olive o si sarebbero organizzati diversamente i propri impegni familiari.
Il secondo nodo è quello di una linea politica chiara e comprensibile a tutti. Oggi Sel ha il vento in poppa non solo grazie a Vendola (il cui carisma aiuta indubbiamente) ma anche grazie al fatto che ha fatto una scelta politica precisa: quella di stare nel centrosinistra, candidando addirittura il proprio leader a diventare il leader di tutto il centrosinistra. Chiarissimo, lo capirebbe anche un bambino. Non si tratta di condividere questa scelta e non vuol dire che nel lungo periodo sia una scelta giusta (le contraddizioni prima o poi arrivano per tutti, e se si parla di governare con l'UDC... beh, che si dirà ad esempio dei finanziamenti alle scuole private o sulle questioni dei diritti civili?), ma nel breve periodo è una scelta che, condivisibile o meno, è chiarissima e comprensibile a tutti. La FDS non ha questa chiarezza, non si sa bene cosa voglia: unire tutti i comunisti (anche Ferrando, Rizzo e Cannavò? ma loro tre lo sanno?), riproporre una desistenza stile '96 contro Berlusconi (e se, ragionando per assurdo, Berlusconi decidesse di ritirarsi ad Antigua per sfuggire alla magistratura e quindi non ci fosse Berlusconi alle prossime elezioni?), ma mantenendo una propria autonomia strategica dal PD e dai suoi alleati, oppure unire la sinistra (che ad oggi e con questi rapporti di forza vorrebbe dire confluire in SEL... con una nostra, quindi, adesione organica al centrosinistra). Ritenendo la prima ipotesi fuori dal campo del reale (i tre che nominavo non riescono neppure a mettersi d'accordo fra loro, figurarsi se possiamo unirli a noi!) e più utile al dibattito interno che altro, faccio solo presente che dire che siamo autonomi dal centrosinistra e contemporaneamente che vogliamo unire la sinistra vagheggiando addirittura liste comuni con SEL (e chi glielo farebbe fare?) è, a mio avviso, in contraddizione. Abbiamo bisogno, invece, una proposta politica chiara, su cosa vogliamo essere e su dove ci collochiamo. E, se non c'é chiarezza nella proposta politica, non possiamo attenderci che sia possibile motivare i nostri militanti e quindi ricostruire una struttura organizzata della Federazione e dei soggetti che la compongono.
La questione delle primarie, se appoggiare Bersani o Vendola è emblematica di entrambi i due nodi: in estate sento un intervento di Paolo Ferrero che dice (e condividevo in pieno) che diceva: "se parteciperemo alle primarie, essendo noi cosa diversa dal centrosinistra, non regaleremo i nostri voti a nessuno, porremo delle domande ai candidati, poi decideremo sul da farsi". Dopo il congresso di SEL scopro che si è deciso di appoggiare Vendola senza se e senza ma. Perché questo ci può permettere di ritrovare sintonia col nostro popolo che non capirebbe una scelta diversa. Posso convenire che questo aspetto c'è ed è importante. Ma quando ne abbiamo discusso? Ma non criticavamo Bertinotti perché prima sparava le sue personali decisioni dulla stampa e poi, forse, ne faceva discutere il partito?
Infine il terzo nodo. Chi rappresentiamo? Quali sono le nostre priorità? Ritengo che la Federazione della Sinistra abbia la possibilità di uscire dall'angolo e di riacquistare un ruolo importante nella politica nazionale solo se riuscirà a caratterizzarsi ed essere percepito come il partito del lavoro (scrivo con le minuscole, non sto proponendo un nuovo nome!), occupando l'unico spazio oggi davvero libero a sinistra. Nella mia esperienza di militante comunista e di amministratore pubblico ho verificato che "lavorare sul lavoro" paga. Nell'ultimo anno e mezzo, da quando la crisi ha toccato molte aziende storiche pistoiesi questo lavoro è stato fatto. Ci siamo messi a loro disposizione anche senza le nostre bandiere, nei modi e nelle forme che questi lavoratori hanno ritenuto opportuni; siamo stati loro vicini anche dopo le elezioni e non solo quindi per far un po' di campagna elettorale. E oggi molti lavoratori di quelle aziende, pur essendo ben consci che non abbiamo la bacchetta magica, che anzi abbiamo ben poco da offrire loro, guardano a noi con maggiore interesse e simpatia, spesso partecipando alle nostre iniziative come non era mai successo dal 1991 (anno di nascita di Rifondazione) in poi, dandoci l'opportunità, come soggetto politico, di confrontarci su temi importanti con lavoratori "veri".
Questi sono, secondo il mio parere le questioni che necessitano di una risposta: reale incidenza degli iscritti e dei militanti nelle decisioni della Federazione della Sinistra, linea politica chiara di autonomia dal centrosinistra pur ribadendo che centrodestra e centrosinistra non sono la stessa cosa, lavoro come questione fondamentale della nostra agenda politica. Una risposta subito, perché la politica è velocissima: solo sei mesi fa parlavamo della fine del progetto politico di SEL e oggi i sondaggi la danno al 7%!
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Il mio intervento al congresso pistoiese della FDS


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