mercoledì 9 novembre 2011

Medea e lo spread

"Cui prodest scelus, is fecit", afferma Medea nell'omonima tragedia. Colui a cui giova il crimine, lo ha commesso. Affermazione forse un po' tranchant, ma non destituita completamente di fondamento. E allora, mentre l'Italia è, come ha affermato Emma Marcegaglia, nel baratro, proviamo un po' a pensare a chi giova tutto ciò e chi invece pagherà i 560 punti (attuali, ma tutto lascia presagire che la soglia 600 sia tutt'altro che inviolabile) di differenziale fra il rendimento dei Bund tedeschi e i Btp.
L'aumento dello spread significa che lo stato italiano pagherà più interessi a chi acquista i Btp, ossia a chi gli presta danaro. Quindi, dovendo pagare più interessi dovrà cercare i soldi per farlo. Da dove li prende i soldi? Ovvio, dalla fiscalità generale, dalla riduzione della spesa e dalla dismissione dei patrimoni pubblici. Cosa vuol dire in soldoni? Che lo stato dovrà cercare di aumentare le entrate che derivano dalle tasse (quindi più tasse), che dovrà diminure le spese (quindi meno servizi: sanità scuole, trasporto pubblico...) e che dovrà vendere i "gioelli di famiglia". Quindi privatizzare quelle proprietà pubbliche che non producono utile o che magari non ne producono abbastanza. Vendendo si incamereranno un bel po' di soldi ma una tantum. E' chiaro quindi chi pagherà. Quando vedo alle manifestazioni compagni che lanciano slogan come "noi il debito non lo paghiamo", mi viene quasi da sorridere (si fa per dire). Perché il debito lo stiamo già pagando e lo pagheremo noi e nessun altro.
Però quando i soldi si muovono vengono da qualche parte e non finiscono nel nulla, vanno da qualche altra parte. Dove vanno? E' ovvio che un ipotetico miliardario che detenga 300 milioni di Btp non può che brindare ogni volta che aumenta lo spread. Su 300 milioni l'interesse al 7% significa che lo stato mi deve 21 milioni di interessi, contro i 6 cui avrebbe diritto se avesse investito in Bund. Insomma lo stato quei 21 milioni glieli deve dare, prendendoli dalle tasse, dal taglio dei servizi, dalla vendita di patrimonio pubblico. Poi magari il nostro miliardario dovrà pagare il ticket in farmacia, oppure dovrà pagare un po' più caro l'autobus (posto che lo usi), ma con 21 milioni in saccoccia non dovrebbe aver grossi problemi in questo senso.
Quindi: l'aumento dello spread e l'instabilità del paese stanno provocando un colossale travaso di ricchezze fra chi 300 milioni di Btp non ce l'ha (penso che un cassintegrato medio abbia qualche difficoltà in tal senso) e chi invece sì. Un colossale travaso di ricchezze dalle classi sociali più deboli a quelle più forti. Dai poveri ai ricchi. Cosa che peraltro sta succedendo da tempo, da ben prima che scoppiasse la crisi.
A questo punto la domanda che ci si poneva all'inizio: "Qui prodest?". Non mi convince l'idea di Berlusconi asserragliato nel bunker come Hitler che pensava ancora di vincere la guerra con i russi alle porte di Berlino. Di Berlusconi inchiodato alla sedia per principio e che per starsene lì se ne frega dello spread che vola e quindi del fatto che l'Italia va a passi spediti verso il default. Anzi, non credo che ci sarà il default. E' di poco fa la notizia che l'agenzia di rating Fitch ritiene improbabile un default italiano. E' facile intuire perché: perché si sa che per pagare il debito pubblico, per pagare quei famosi 21 milioni di euro all'ipotetico miliardario di prima si taglieggerà la pensione della vecchietta della porta accanto. Ma si pensa davvero che la BCE faccia beneficenza? Si pensa che se la BCE credesse che i soldi con cui paga i BTP rischiassero davvero di andare in cavalleria, questa mattina avrebbe acquisito il numero imprecisato di titoli  che ha acquisito con la "scusa" di "calmierare" lo spread? Basta aver preso un mutuo per la prima casa per sapere che le banche, se non sono assolutamente certe della solvibilità del cliente il mutuo non te lo concedono, e si parla di solito di un centinaio di migliaia di euro. Figurarsi se la BCE tira fuori qualche decina di milioni di euro rischiando di perderli tutti in una volta!
Allora, "qui prodest?" Perché Berlusconi non si dimette subito ma temporeggia per quadagnare ancora qualche giorno, almeno fino al voto del maxiemendamento alla legge di stabilità, nel mentre magari lo spread continuerà a crescere, con sommo gaudio del miliardario di prima, mentre il caimano perde la sua residua dignità politica? Non mi si venga a tirare in ballo il solito vieto argomento da antiberlusconiano di maniera: perché ha paura di finire in galera! A parte il fatto che Berlusconi è comunque un parlamentare e gode dell'immunità (anzi, vista la malaparata gli sarebbe convenuto farsi da parte quando ancora poteva salvare il salvabile, lasciando il posto a Letta o Alfano, che avrebbero forse garantito di arrivare alla fine della legislatura, e lui - e forse anche le sue aziende - ci avrebbe guadagnato in dignità). Ad ogni modo Berlusconi fra il 1995 e il 2001 e fra il 2006 e il 2008 non ha fatto il presidente del consiglio e non mi risulta che abbia conosciuto le patrie galere.
Mi viene allora il dubbio che ci sia una pressione da parte di qualcuno o qualcosa che dall'aumento dello spread abbia tutto da guadagnare, consapevole che pur di evitare il default l'Italia sarà disponibile a pagare qualsiasi tasso d'interesse sui Btp, per astronomico che sia. Qualcuno o qualcosa che ha tutto l'interesse a creare confusione e allarme, per far lievitare lo spread. A spingere l'italia al limite del default, ma senza farla fallire: del resto l'obiettivo di un parassita è quello di dissanguare l'organismo che lo ospita, non di ucciderlo. Qualcuno o qualcosa che spinge Berlusconi a resistere il più possibile a Palazzo Chigi, o che comunque è ben contento che ci stia.  Non ho idea di chi si tratti ma forse basta vedere chi trarrà profitto dallo spread alle stelle per avere qualche indicazione, o almeno qualche sospetto. Fantapolitica? Staremo a vedere...

1 commento:

  1. Altro che fantapolitica è una analisi lucida ed utile. Quando "crolla" la Borsa c'è chi vende e chi compra e soprattutto c'è sempre chi guadagna. Quando sale il tasso guadagna la rendita.
    Per questo io invece insisto : " Gli strozzini non si pagano - Noi il debito non lo paghiamo".

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