So già che i pochi che leggeranno questo post mi troveranno ancora più antipatico del solito. Ma ho bisogno di togliermi un sassolino dalla scarpa. Detesto il modo in cui si parla della guerra alla Libia. Pare che si stia parlando di una partita di calcio. Dovrebbero essere chiare due cose. Primo: essere contro la guerra non vuol dire essere a favore di Gheddafi. Allo stesso modo se si ritiene che Gheddafi sia un pazzo sanguinario non necessariamente si deve ritenere che gli americani fanno bene a bombardare la Libia. Se si gioca il derby della Madonnina è chiaro che se spero che perda il Milan vuol dire che spero che vinca l'Inter.

Secondo: siccome appunto la politica estera è materia molto complicata, non si può ragionare usando una logica eccessivamente elementare. Ad esempio l'equazione: "mi sta antipatico Berlusconi, Gheddafi è amico di Berlusconi, quindi Gheddafi mi sta antipatico e gli americani fanno bene quindi a bombardare la Libia". Qui si entra nel campo psicanalitico, questo è un caso di transfert: si vede la guerra a Gheddafi come se fosse fatta a Berlusconi. Con il vantaggio che sotto le bombe ci sono i libici e non noi. E con lo svantaggio (accettabile, visto il vantaggio di prima) che a farne le spese sarà Gheddafi e non Berlusconi.
Eppure, relativamente a questa guerra molti compagni ragionano in questo modo, accecati da un antiberlusconismo di pancia e privo di contenuti. Siccome la guerra contro la Yugoslavia è stata fatta dal Governo D'Alema e quella contro l'Irak era contro un dittatore che non era amico di Berlusconi, in passato non era andata così. Non ci si rende conto, mi pare, che arrivare ad accettare una guerra contro uno stato che ha il torto di essere guidato da un dittatore amico di Berlusconi costringerà in futuro a dover accettare tutti gli interventi cosiddetti "umanitari" (in realtà, c'è bisogno di dirlo?, funzionali alla difesa degli interessi degli Stati Uniti) contro qualsiasi altro paese, guidato da un dittatore o meno. Il motivo per scatenare una guerra contro qualcuno che, per i motivi più disparati, si mette di traverso si troverà sempre (a scuola, nell'ora di storia, ci insegnavano che una guerra ha sempre dei motivi economici e geostrategici. Poi c'è il "pretesto", che è quello che tutti credono essere il vero motivo ma che non lo è: la I guerra mondiale, si dice, scoppiò perché fu assassinato l'arciduca d'Austria a Sarajevo). E quando si dirà che siamo contro alla guerra ci risponderanno: e perché la guerra contro Gheddafi sì e questa no? Solo perché Gheddafi era amico di Berlusconi? Una volta accettata una guerra si accettano tutte. Se si accetta una volta il ruolo di gendarme del mondo degli Usa e della Nato, non si hanno più argomenti per non accettarlo nella guerra (pardon... "missione umanitaria") successiva. Chi giustificò la guerra alla Yugoslavia (magari proprio perché fatta da un governo di centro-sinistra) ebbe non poche difficoltà a giustificare la propria contrarietà alla gerra all'Irak (governo Berlusconi) di pochi anni dopo, dovendo escogitare mille distinguo fra i due conflitti. Non a caso nacque lo slogan "No alla guerra senza 'se' e senza 'ma'". Uno slogan nel quale mi riconosco ancora pienamente.
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