giovedì 20 gennaio 2011

Il bunga bunga del contratto aziendale

Pensavo di essere un pazzo paranoico, di avere la sindrome del complotto. Eppure in tutta questa rinnovata attenzione sulle squallide vicende erotiche di Silvio Berlusconi c'era qualcosa che non mi tornava. Innazitutto sul tempismo della cosa: a ridosso del voto di Mirafiori, che segnava una scofitta sul piano numerico ma una vittoria politica per la Fiom. E' chiaro che, in presenza di una sconfitta sul piano numerico, si può parlare di vittoria politica se è presente un movimento, se della cosa se ne continua a parlare. Se di una cosa non se ne parla più non c'è più neppure la vittoria politica, perché la cosa passa in secondo piano.
E la questione del bunga bunga pareva perfetta come diversivo. Già era stata usata una volta in tal senso quando il Parlamento approvava in via definitiva il "Collegato lavoro", poterva eseere ancora utile allo scopo. Altrimenti perché questa insistenza pruriginosa su particolari che sono certamente squallidi ma che non rilevano sul piano politico né su quello penale? Il TG3 ci ha deliziato con un servizio, che iniziava con una provocante Nadia Cassini versione sexy infermiera che si spogliava davanti a un Lino Banfi molti anni prima che diventasse Nonno Libero, per dire che le "ragazze" si travestivano da infermiere o da poliziotte per far alzare il livello del testosterone del premier. Ma che notizia è? Ma a chi importa? Insomma il mio sospetto era che si volessero prendere due piccioni con una fava: da una parte che ci fosse un un tentativo di sacrificare Berlusconi per salvare un determinato assetto politico ed economico, che qualcuno stesse seguendo l'antica lezione di Tomasi di Lampedusa "Cambiare tutto per non cambiare nulla", rendendo impresentabile Silvio Berlusconi per sostituirlo con qualcuno di più gradito agli ambienti dell'alta finanza, dell'economia, del Vaticano (Letta? Tremonti? Casini? Montezemolo?); dall'altra che il bailamme mediatico suscitato dalle piccanti intercettazioni dei vari Fede, Lele Mora, Ruby eccetera coprisse altre questioni più importanti delle quali è meglio non parlare (il referendum di mirafiori? il soldato morto in Afganistan?).  Mi è bastato aprire i giornali stamani e sfogliare qualche pagina (a parte "Liberazione" che dava la notizia in prima pagina) per capire quale fosse il punto della questione: il direttore generale di Federmeccanica, Roberto Sanatrelli, annuncia garrulo che, almeno per le grandi aziende, si dovrà passare dal contratto nazionale a quello aziendale, lasciando il contratto nazionale come disciplina di "default", così come del resto teorizzato dall'economista e senatore del PD Pietro Ichino. Nel frattempo Sergio Marchionne annuncia, com'era ovvio, che la strada aperta a Pomigliano e che passa da Mirafiori toccherà anche Cassino e Melfi e dovrà essere applicata a tutte le aziende di componentistica. Il ricatto è lo stesso: o ti adegui o chiudo e te ne vai a spasso.  Ecco le cose di cui non si deve parlare: che il grande capitale italiano prosegue imperterrito sulla strada della destrutturazione dei diritti dei lavoratori e delle relazioni industriali e sindacali usando come clava le ragioni della crisi. E siccome la sconfitta numerica al referendum di Mirafiori poteva diventare una vittoria politica se se ne parlava troppo, meglio parlare d'altro.


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1 commento:

  1. La questione è posta in modo interessante. Che l' alta finanza stia cercando di liberarsi di Berlusconi per qualcuno più "prevedibile" è certo, e mentre sicuramente sono vere le accuse che gli vengono rivolte, è anche vero che la tempistica non è sicuramente casuale.

    Però il tutto è iniziato prima della questione di Mirafiori.
    E' iniziato con la partecipazione attiva al progetto russo Southstream in alternativa a quello americano Nabucco.

    Le "shoccanti" rivelazioni italiane di wikileaks (segreti di Pirro, almeno per come sono state gestite dai media occidentali) sono parte della stessa operazione di discredito.

    Operazione che va però a rilento perché i suoi nemici (che non siedono in parlamento) temono le urne (la sua macchina mediatica e anni di lavaggio del cervello fanno comunque paura) e devono esser sicuri di poter fare un governo tecnico, i cui perfetti candidati presumo siano Draghi o Tremonti.
    Uomini fidati del gruppo politico-finanzierio-imperialista internazionale Bilderberg.

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