martedì 11 gennaio 2011

"Italia" fra totalitarismo, diversivi ed elezioni


Berlusconi ha deciso: il nuovo nome del suo partito personale, quel caravanserraglio di nani e ballerine già chiamato "Forza Italia" e "Popolo della Libertà", ormai a rischio obsolescenza,si chiamerà "ITALIA".
Semplicemente, come il nome del paese in cui tutti noi, anche qualche comunista senza cachemire e che non va in barca a vela, viviamo. Scelto anche il logo che dovrebbe sostituire quello attuale: un cerchio azzurro con fascia tricolore al centro non molto diverso dal vecchio ma con la grande scritta "Italia" in stampatello nel lato superiore e "Berlusconi presidente" in quello inferiore. Sembra che il nome e il simbolo siano stati registrati 15 dicembre all'indomani del voto di fiducia, contando di sfruttare l'effetto del "nazionalismo da celebrazioni" che si manifesterà inevitabilmente nell'anno in corso (150° anniversario dell'Unità d'Italia).
Alcune considerazioni. La prima: come suggeriva un attento interlocutore su facebook, oggi la Consulta si esprimerà sul legittimo impedimento. La mossa di far conoscere i nuovi nome e simbolo (che porteranno ovviamente polemiche) dei berluscones proprio il giorno prima potrebbe essere un diversivo, come lo fu il "bunga bunga" nei giorni in cui veniva approvato in via definitiva il collegato lavoro.
La seconda: qualcuno si porrà il problema di un partito che si chiama "Italia" che si allea con un partito (la Lega Nord) che, a intervalli regolari e soprattutto quando teme cali di consenso, tira fuori, per aizzare la canea legaiola, la bandiera della secessione? Conoscendo "i miei polli" temo proprio di no...
La terza considerazione:  mi pare di ricordare che esiste una norma (non chiedetemi quale, pero!) in base alla quale non è possibile inserire nel simbolo di un partito né l'immagine dell'Italia (lo "stivale" intendo) né la bandiera italiana così come descritta dall'art 12 della costituzione (tre bande verticali di uguale dimensione eccetera) non mi pare fosse previsto nulla sul nome. Probabilmente perché nessuno ci aveva mai pensato a chiamare un partito "Italia", operché si pensava che nessuno potesse spingersi a tanto. Un nome che puzza terribilmente di totalitarismo. Un nome che sottintende un concetto terribile: "chi mi si oppone non fa parte dell'Italia, è antiitaliano". Nemmeno Mussolini aveva osato tanto. Per quanto aspirasse all'identificazione italiano=fascista, ci "aspirava", appunto. Sapeva di essere il capo di un partito: del partito unico ma di un partito, a cui qualcuno si opponeva. Qualcuno che poi veniva picchiato, confinato, arrestato, torturato o uccciso. Ma l'idea era che tutta l'Italia, con ogni mezzo necessario, dovesse far parte del partito fascista. Qui è il partito di Berlusconi che si fa Italia esso stesso, espellendo nominalmente dalla comunità nazionale tutti gli altri.
La quarta considerazione: mentre a sinistra si perde tempo a parlare di primarie sì o no, mentre ci si perde in una corte a Casini che dichiara di aver già scelto (Berlusconi, ovviamente), Berlusconi dimostra, anche con questa mossa, di essere l'unico pronto al voto.


free counters



Nessun commento:

Posta un commento