venerdì 11 febbraio 2011

La capacità di indignazione e il senso della vergogna

30 Aprile 1993: Bettino Craxi, all'uscita dall'Hotel Raphael, sua abituale dimora romana, viene accolto da una folla che lo bersaglia di slogan e monetine, una folla indignata dagli scandali di Tangentopoli che riguardano il segretario del PSI, già capo del governo e da qualche decennio uno degli "uomini forti" della Repubblica italiana. Ricordo le sensazioni di quei giorni: tutti pensavamo che una vecchia classe politica corrotta fosse definitivamente al tramonto e che si sarebbe aperta una nuova pagina nella storia nazionale. In un certo senso così è stato.
Appena diciotto anni dopo ci troviamo con un Presidente del Consiglio indagato per prostituzione minorile e concussione, un Presidente del Consiglio che mentre la crisi colpisce e affonda l'Italia dichiara di divertirsi e di essere sereno, un Presidente del Consiglio che si riempie le ville di avvenenti giovani donne che poi piazza in Parlamento o in posti comunque ben pagati (Caligola nominò, per sprezzo delle istituzioni, senatore il proprio cavallo...) e che passa la maggior parte del proprio tempo a cercare di sfuggire ai giudici che accusa addirittura di essere "avanguardia rivoluzionaria". Un presidente del consiglio che per una venticinquina di volte ha conosciuto o avrebbe dovuto conoscere le aule dei tribunali per accuse che vanno dalla corruzione all'associazione mafiosa, accuse in seguito alle quali talvolta non è stato condannato non perché fosse innocente, ma solo per avvenuta prescrizione, decorrenza dei termini, o perché nel frattempo si era fatto confezionare una bella legge ad personam (vedi il falso in bilancio) di "salvataggio". Se avessimo raccontato tutto questo ad uno di quei manifestanti davanti all'Hotel Raphael probabilmente ci avrebbe detto che non ci crede, che certi personaggi possono fare i dittatori in qualche paese africano, che il nostro è un paese occidentale, che certe cose non sarebbero tollerate. In effetti è di ieri la notizia del deputato americano Chris Lee che si è dimesso per una conversazione in chat dove si era definito (mentendo) divorziato ed aveva inviato una sua foto a torso nudo. Oppure, un paio d'anni dopo i fatti del "Raphael" si sarebbe stati confortati dal fatto che la leader socialdemocartica svedese Mona Shalin, che aveva acquistato una stecca di "Toblerone" (per uso personale!) con la carta di credito intestata al governo e che inoltre era stata pizzicata con una multa per divieto di sosta non pagata e ad aver pagato la retta dell'asilo in ritardo, travolta da questi insostenibili scandali, si dimise dalla carica di vicepremier. Possiamo infine ricordare il ministro dell'interno inglese Jacqui Smith, dimessasi per aver comprato con denaro pubblico quattro film porno (probabilmente peraltro era stato il marito). La lista potrebbe continuare, ma già così mi pare chiaro che qui da noi, in Europa, in occidente, un presidente del Consiglio con venticinque processi a carico non resisterebbe un minuto nella sua carica.
Oggi, mentre il continente africano, con i fatti di Egitto e prima ancora Tunisia ci ricorda che "ribellarsi è giusto", mentre nel Forum Sociale di Dakar si torna ad affermare che "un altro mondo è possibile", noi italiani (che ripetiamolo: siamo "europei" e "occidentali", mica abbiamo l'anello al naso!) ci troviamo in una palude senza precedenti: un Paese in ginocchio fiaccato dalla crisi che, a differenza di ciò che avviene in altri paesei europei, non accenna a finire, con un capo del governo che pensa a "divertirsi" e che nel frattempo fra una legge ad personam e d un attacco ai magistrati, assesta anche qualche colpo ai diritti dei lavoratori (si veda il collegato lavoro). Ed il fatto è che, a parte qualche opportuna manifestazione, non è che nel paese Berlusconi abbia un crollo verticale di consensi come ci si potrebbe aspettare. Siamo come intorpiditi, abbiamo perso la capacità di indignarci. Magari se chiediamo ad un manifestante egiziano se ritiene possibile che fra diciotto anni ci sia in Egitto un capo del governo plurinquisito che sfugge alla giustizia ed un popolo "narcotizzato" ci risponde: "Mica siamo in Italia, qui!".
Cambiamo scenario. In questi giorni la Germania è investita da una perturbazione che rende le temperature molto miti. La presentatrice delle previsioni del tempo del canale NTV esordisce così: "in questi giorni abbiamo temperature come quelle italiane; per fortuna che non abbiamo anche un governo come quello italiano". Basta cercare un po' su Youtube per vedere che battute del genere si sprecano sulle tv di tutto il mondo. Ce n'è abbastanza da sentirsi gli zimbelli del mondo. Ma niente paura: assieme alla capacità di provare indignazionea bbiamo perso anche quella di provare vergogna.



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