lunedì 4 giugno 2012

Sinistra in Europa: cercasi ricetta


Una piccola riflessione, rozza e appena abbozzata, sulla sinistra in Europa (quella che fa riferimento al GUE-NGL nel Parlamento Europeo, quella cosiddetta "radicale"): in Italia la sinistra è divisa, ridotta ai minimi termini e afasica, tanto da scomparire dal dibattito politico vero. Di tanto in tanto si fa qualche scissione in nome dell'unità. In Grecia la sinistra, a causa delle proprie divisioni, rischia di essere ininfluente con oltre il 30% dei voti. Vediamo come evolverà la situazione con le prossime elezioni greche.
Sarebbe meraviglioso se Syriza, KKE e Sinistra democratica riuscissero a coalizzarsi, se Syriza diventasse primo partito accedendo al premio di maggioranza, se le tre liste (e perché no una unica?) superassero insieme il 39% conquistando, grazie al premio di maggioranza, la maggioranza assoluta in Parlamento. Solo un sogno, allo stato presente di cose. In Francia la sinistra unita (Front de Gauche) supera il 10% (ed erano anni che non succedeva), dà un contributo fondamentale alla cacciata di Sarkozy e ricompare dopo anni di sostanziale marginalità. Potrebbe sembrare una precisa indicazione se non fosse che in Spagna una sinistra unita (IU) esiste dal lontanissimo 1983 ed è strutturalmente sottoposta a "oscillazioni" elettorali da vertigine (fra il 3,7%  e il 10,5%). Ora pare in fase crescente (attorno al 7%), ma non c'è da farsi soverchie illusioni. E poi c'è il dato della Linke tedesca, che è il più interessante: una sinistra che unisce comunisti e socialisti di sinistra, che riesce ad accreditarsi come forza a sinistra della SPD in tutta la Germania che tuttavia, subendo una pesante conventio ad excludendum da parte di Verdi e SPD, non riesce ad incidere effettivamente nella vita politica tedesca. Questo porta ad una sostanziale percezione di inutilità da parte dell'elettorato nei confronti della Linke, che, anche a cuasa di questo subisce la concorrenza dei locali "grillini", il Partito dei Pirati, come mostrano le ultime elezioni del NRW. Potremmo osservare che l'ultima vera sinistra unita italiana , la Rifondazione del 1991-1996, per vari motivi, nonostante i numeri non trascurabili, è risultata poco "efficace", e questo è probabilmente una causa della attuale situazione della sinistra italiana. A ben vedere la maggior stabilità elettorale è dimostrata dagli ortodossi comunisti portoghesi, che dopo aver perso il 60% del loro elettorato fra gli anni '80 e i primissimi anni '90, si sono stabilizzati  attorno al 6-8% da ormai una ventina d'anni. Uno zoccolo "durissimo". Ma altrove l'"ortodossia" comunista non ha prodotto simili risultati (che sono di tenuta - e non è poco - non di espansione). Nella maggioranza dei paesi europei i partiti comunisti più identitari non hanno mai avuto un peso rilevante. Insomma, la situazione è complicatissima, ricette precise non ce ne sono, la traversata nel deserto della sinistra "radicale", in Italia ed in Europa, sarà ancora lunga.

1 commento:

  1. Ulteriore considerazione. Spesso, stante le difficoltà della sinistra di alternativa italiana, ci affanniamo a cercare altrove modelli che potremmo "copiare". Qualche anno fa guardavamo della Linke tedesca come un modello (http://comunistamedio.blogspot.it/2010/05/la-linke-il-kke-ed-il-senso-della.html). Oggi la Linke è in diffoltà. Elettorale e politica. Non a aso nel recente congresso do Goettingen si è parlato per la prima volta di scissione. Non tanto fra gli Ossies della ex-Pds e i Wessies della ex-Wasg, quanto sui rapporti da tenere con la Spd. Una situazione che ricorda molto da vicino Rifondazione: tutte le scissioni, dai Comunisti unitari ai vendoliani, passando per il Pdci, Sinistra critica, Pcl e Confederazione degli "autorganizzati" si sono fatte attorno al nodo centrale dei rapporti con PDS/DS/PD. Ci alleavamo e perdevamo un pezzo a sinistra,si rompeva l'alleanza e perdevamo un pezzo a destra. Oggi guardiamo a Syriza e al Front de Gauche. Sperando vivamente che i loro successi non siano transitori mi chiedo: "e se fra un anno anche questi progetti saranno in crisi che faremo? continueremo a correre dietro a qualche partito di sinistra di qualche paese europeo che è in un momento favorevole?". Senza un preciso progetto di trasformazione della società credo che a questo ci ridurremo. Già, un progetto. Più facile a dirsi che a farsi. Io personalmente non ho idea di quale potrebbe essere. Posso solo, sconsolato, ribadire quanto detto: "lla traversata nel deserto della sinistra "radicale", in Italia ed in Europa, sarà ancora lunga".

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