Una piccola riflessione, rozza e appena abbozzata, sulla sinistra in Europa (quella che fa riferimento al GUE-NGL nel Parlamento Europeo, quella cosiddetta "radicale"): in Italia la sinistra è divisa, ridotta ai minimi termini e afasica, tanto da scomparire dal dibattito politico vero. Di tanto in tanto si fa qualche scissione in nome dell'unità. In Grecia la sinistra, a causa delle proprie divisioni, rischia di essere ininfluente con oltre il 30% dei voti. Vediamo come evolverà la situazione con le prossime elezioni greche.
Sarebbe meraviglioso se Syriza, KKE e Sinistra democratica riuscissero a coalizzarsi, se Syriza diventasse primo partito accedendo al premio di maggioranza, se le tre liste (e perché no una unica?) superassero insieme il 39% conquistando, grazie al premio di maggioranza, la maggioranza assoluta in Parlamento. Solo un sogno, allo stato presente di cose. In Francia la sinistra unita (Front de Gauche) supera il 10% (ed erano anni che non succedeva), dà un contributo fondamentale alla cacciata di Sarkozy e ricompare dopo anni di sostanziale marginalità. Potrebbe sembrare una precisa indicazione se non fosse che in Spagna una sinistra unita (IU) esiste dal lontanissimo 1983 ed è strutturalmente sottoposta a "oscillazioni" elettorali da vertigine (fra il 3,7% e il 10,5%). Ora pare in fase crescente (attorno al 7%), ma non c'è da farsi soverchie illusioni. E poi c'è il dato della Linke tedesca, che è il più interessante: una sinistra che unisce comunisti e socialisti di sinistra, che riesce ad accreditarsi come forza a sinistra della SPD in tutta la Germania che tuttavia, subendo una pesante conventio ad excludendum da parte di Verdi e SPD, non riesce ad incidere effettivamente nella vita politica tedesca. Questo porta ad una sostanziale percezione di inutilità da parte dell'elettorato nei confronti della Linke, che, anche a cuasa di questo subisce la concorrenza dei locali "grillini", il Partito dei Pirati, come mostrano le ultime elezioni del NRW. Potremmo osservare che l'ultima vera sinistra unita italiana , la Rifondazione del 1991-1996, per vari motivi, nonostante i numeri non trascurabili, è risultata poco "efficace", e questo è probabilmente una causa della attuale situazione della sinistra italiana. A ben vedere la maggior stabilità elettorale è dimostrata dagli ortodossi comunisti portoghesi, che dopo aver perso il 60% del loro elettorato fra gli anni '80 e i primissimi anni '90, si sono stabilizzati attorno al 6-8% da ormai una ventina d'anni. Uno zoccolo "durissimo". Ma altrove l'"ortodossia" comunista non ha prodotto simili risultati (che sono di tenuta - e non è poco - non di espansione). Nella maggioranza dei paesi europei i partiti comunisti più identitari non hanno mai avuto un peso rilevante. Insomma, la situazione è complicatissima, ricette precise non ce ne sono, la traversata nel deserto della sinistra "radicale", in Italia ed in Europa, sarà ancora lunga.
Ulteriore considerazione. Spesso, stante le difficoltà della sinistra di alternativa italiana, ci affanniamo a cercare altrove modelli che potremmo "copiare". Qualche anno fa guardavamo della Linke tedesca come un modello (http://comunistamedio.blogspot.it/2010/05/la-linke-il-kke-ed-il-senso-della.html). Oggi la Linke è in diffoltà. Elettorale e politica. Non a aso nel recente congresso do Goettingen si è parlato per la prima volta di scissione. Non tanto fra gli Ossies della ex-Pds e i Wessies della ex-Wasg, quanto sui rapporti da tenere con la Spd. Una situazione che ricorda molto da vicino Rifondazione: tutte le scissioni, dai Comunisti unitari ai vendoliani, passando per il Pdci, Sinistra critica, Pcl e Confederazione degli "autorganizzati" si sono fatte attorno al nodo centrale dei rapporti con PDS/DS/PD. Ci alleavamo e perdevamo un pezzo a sinistra,si rompeva l'alleanza e perdevamo un pezzo a destra. Oggi guardiamo a Syriza e al Front de Gauche. Sperando vivamente che i loro successi non siano transitori mi chiedo: "e se fra un anno anche questi progetti saranno in crisi che faremo? continueremo a correre dietro a qualche partito di sinistra di qualche paese europeo che è in un momento favorevole?". Senza un preciso progetto di trasformazione della società credo che a questo ci ridurremo. Già, un progetto. Più facile a dirsi che a farsi. Io personalmente non ho idea di quale potrebbe essere. Posso solo, sconsolato, ribadire quanto detto: "lla traversata nel deserto della sinistra "radicale", in Italia ed in Europa, sarà ancora lunga".
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