domenica 22 gennaio 2012

Monti e la teoria della domanda e dell'offerta

La teoria della domanda e dell'offerta è un modello matematico tramite il quale può essere determinato il prezzo di una determinata merce in un sistema di concorrenza perfetta. E' un concetto molto semplice e elementare: all'aumentare del prezzo di un bene aumenta la propensione dei venditori a vendere quel bene, mentre parallelamente diminuisce la propensione dei compratori ad acquistarlo.


Il punto di equilibrio fra le propensioni di venditori e acquirenti rappresenta il prezzo del bene e le quantità che vengono vendute.  Il tutto è più chiaro vedendo il grafico: la linea O rappresenta l'offerta di un bene da parte dei venditori, la linea D rappresenta la domanda di un bene da parte dei compratori. Il punto dove le linee si incontrano rappresenta l'equilibrio del sistema che prevede un prezzo p e una quantità venduta q. Questo concetto è probabilmente il primo che viene imparato frequentando un qualsiasi corso di economia politica e può essere riassunto in una frase di semplice buonsenso: più si alza il prezzo più i venditori venderebbero volentieri di più e meno i compratori compreranno. Immagino che il presidente del Consiglio, Mario Monti, questo concetto lo conosca bene, visti i mestieri che ha fatto prima di quello attuale.
Prendiamo una delle misure, in vigore già dall'inizio dell'anno, del famigerato pacchetto "Salvitalia": la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali. Lasciamo perdere le questioni di "civiltà del lavoro", ossia il fatto che i lavoratori del commercio saranno costretti a orari di lavoro che possono comprendere festivi e notti, lasciamo anche perdere che tutta questa necessità di tenere aperti i negozi sette giorni su sette ventiquatto ore al giorno non la vedo tenuto conto che nessuno è mai morto di fame per non aver potuto comprare qualcosa da mangiare solo perché i negozi erano chiusi. Concentriamoci sulle curve di domanda e offerta, spogliamoci da qualsiasi considerazione di merito.
Ebbene, siccome gli orari di apertura dei negozi in vigore fino allo scorso 31 dicembre consentivano comunque a chiunque volesse e potesse comprare qualcosa di comprarlo, possiamo affermare che i negozi non venderanno di più grazie alla liberalizzazione degli orari. Tuttavia il negozio che rimarrà aperto più a lungo guadagnerà un vantaggio competitivo sui concorrenti. Se qualcuno, infatti, troverà più comodo comprare una determinata merce ad un'ora insolita per lo shopping si rivolgerà a quell'esercizio commerciale che ha deciso di stare aperto magare tutta la notte. E' chiaro quindi che, potendo, gli esercenti del commercio cercheranno, per non perdere questo vantaggio competitivo, di allungare il più possibile gli orari di apertura. Ma così tutti saranno di nuovo al pari. Insomma, se nessuno terrà aperto più degli altri (magari perché tutti stanno aperti 24 ore al giorno tutto l'anno), tutti torneranno a vendere quello che vendevano prima.
Ma per tenere aperto 24 ore al giorno (mentre prima tenevano aperto magari 13 ore) per vendere quello che vendevano prima, avranno costi molto maggiori: innanzitutto di personale, al quale dovranno riconoscere maggiorazioni festive e/o notturne. Aumentando i costi però la curva O del grafico si sposterà verso sinistra, diventando O'. Il venditore è ora disponibile a vendere quello che vendeva prima a un prezzo maggiore, altrimenti non ci rientra con i costi. Il risultato lo si può vedere anch'esso nel grafico: il punto di incrocio fra O' e D prevede un prezzo p' più alto del vecchio prezzo p e una quantità q' minore di q. Insomma, grazie alla liberalizzazione degli orari i prezzi aumenteranno e quindi in realtà i commercianti venderanno meno. Risultato: chi non sarà in grado di sostenere i maggiori costi di personale a fronte di un aumento dei prezzi magari compensato da una minore quantità di merce venduta, chiuderà. la concorrenza quindi diminuirà, mentre i prezzi saranno aumentati.
Insomma la logica conseguenza della liberalizzazione degli orari, sulla base del modello della domanda e dell'offerta (che è un modello liberale, non socialista), sarà che avremo prezzi più alti (in una situazione in cui il potere d'acquisto delle famiglie è fortemente compromesso) e maggior concentrazione, quindi minore concorrenza. Prezzi più alti, ossia aumento dell'inflazione. Per far fronte alla quale c'è da scommetterlo, si comprimeranno uleriormente i salari. Cosa si inventerà allora Mario Monti? farà tenere aperti i negozi 25 ore al giorno otto giorni la settimana? Imporrà il taglio degli stipendi dei lavoratori del commercio?
Quello che non mi torna è che uno che ha fatto il presidente dell'Università Bocconi certe cose dovrebbe saperle bene. Sono convinto che Monti sa tutto questo. E allora, cosa c'è dietro?

1 commento:

  1. E se iniziassimo a non andare più nei negozi la domenica, ad esempio?

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