Carlo Giuliano non era un eroe. Come recita la famosa scritta sulla targa stradale di piazza Alimonda, Carlo Giuliani era, prima di tutto, un ragazzo. Un ragazzo di venti anni o poco più che partecipava ad una manifestazione. Una ragazzo di venti anni o poco più che, quando la manifestazione è stata letteralmente "aggredita" dalle foze dell'"ordine" (nella cui centrale operativa era presente, a supervisionare, tale Gianfranco Fini, attuale Presidente della Camera dei deputati a cui buona parte del centrosinistra oggi fa la corte), ha perso la pazienza e ha risposto pan per focaccia, decidendo di lanciare un estintore contro la camionetta dei carabinieri dalla quale, probabilmente, tale estintore era uscito. Era un estintore, prima di tutto, non una "spranga". Ma probabilmente Carlo non aveva partecipato alla manifestazione né con l'intenzione di tirare quell'estintore ai carabinieri, né con quella di diventare un "eroe". Probabilmente, come tanti giovani e meno giovani in quel giorno di oltre dieci anni fa, voleva solo griudare la sua rabbia contro i potenti della terra, voleva solo dare il suo piccolo contributo a quell'"altro mondo" che allora sembrava essere "possibile".

Ecco, Carlo Giuliani, ragazzo che suo malgrado è diventato una icona del movimento, per tutto questo, merita oggi di riposare in pace. Non merita che personaggi come Alessandro Sallusti (nipote di un ufficiale della RSI... certo non è colpa sua, ma chiarisce il contesto familiare), direttore dell'organo di stampa di casa Berlusconi, continuino ad infangarne la memoria e a parlarne a sproposito. E certamente non merita che un simile personaggio si permetta di dire che "ha fatto bene" quel carabiniere a sparargli. Come si può dire che è bene che si sia sparato a un ragazzo di venti anni? Come può invocare l'esecuzione sommaria di un ragazzo chi invece si straccia le vesti per le persecuzioni giudiziarie nei confronti del suo padrone, per il quale sono necessarie e dovute tutte le garanzie possibili e anche quelle impossibili? Per questo ho quasi gioito al liberatorio "vaffa" rivoltogli da Paolo Ferrero l'altra sera a Matrix. Come dire "ma che ti spiego a fare? siccome l'unica cosa che capisci è la violenza di chi "fa bene" a sparare e massacrare i manifestanti, è inutile perdere tempo a spiegarti cose che non puoi capire... quindi vai a cagare". Un invito che anch'io sentivo il bisogno di rivolgergli ma non avevo la possibilità di farlo. Mai come in questo caso è vero: "Paolo, sei tutti noi!".
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