venerdì 16 settembre 2011

La Cina è vicinissima

Forse mi sbaglio ma ho l'impressione che con questa storia della crisi economica mondiale ci stiano raccontando un mucchio di balle per nascondere il declino irreversibile dell'egemonia statunitense sul mondo. La crisi infatti non è affatto mondiale, ma riguarda solo l'occidente. I paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) in crisi non lo sono affatto, anzi. La crisi, quindi, non riguarda né tutto il mondo né il sistema capitalistico in toto (infatti almeno quattro paesi BRICS su cinque sono senza ombra di dubbio paesi ad economia capitalistica, sulla Cina si potrebbe invece discutere a lungo). La crisi riguarda alcuni paesi, anche importanti, per carità, ad economia capitalistica. Non riguarda, almeno nelle dimensioni che riguarda noi, i paesi BRICS. In fondo al post alcuni dati sulla crescita di alcuni paesi occidentali e dei paesi BRICS.
Fra questi, ovviamente, la già ricordata Cina occupa un posto di particolare importanza. Sono convinto di non essere lontano dalla realtà se dico che, piaccia o no, la Cina è destinata, prima o poi, a sostituirsi agli USA come superpotenza mondiale. Gli Usa questo lo sanno bene ed infatti stanno giocando la carta della guerra, l'unico settore dove ancora detengono un indiscutibile primato mondiale. La guerra in Libia ha anche questo scopo: quello di riconquistare una testa di ponte in Africa, continente dove la penetrazione economica cinese è fortissima. Anche se i cinesi che i soldi li hanno davvero, potrebbero rovesciare a proprio favore il risultato giocando la partita della ricostruzione post-bellica. Perché questo è il punto: i cinesi hanno i soldi e, se vogliono, il mondo lo comprano, senza bisogno di guerre. Ho l'impressione che i conflitti regionali, efficaci al tempo della contrapposizione USA-URSS e ancora di più negli anni immediatatmente successivi al crollo del campo socialista, siamo ormai poco utili anche agli interessi USA. Un po' per quello che costano, un po' perché comunque, siccome come si diceva i cinesi hanno i soldi, questi ultimi possono partecipare (certamente non "a gratis"!) alla ricostruzione dei paesi colpiti e magari finanziano pure il debito contratto dagli Stati Uniti per fare la guerra. Oppure possono, se vogliono, "comprare" gli stati in default.La Grecia, ad esempio, cui la plutocrazia della BCE ha imposto unvero e proprio bagno di sangue sociale (esigendo interessi del 15%, mentre la stessa BCE presta soldi alle banche private a tassi attorno all'1%!), avrebbe potuto essere salvata dalla Cina, che infatti si era proposta per farlo. Ovviamente non gratis, ma neppure la BCE "salva" la Grecia gratuitamente, come si vede. Oppure l'Italia. Tremonti, che non può essere certo sospettato di simpatie per Pechino, non ha caso sta cercando di rifilargli i nostri BTP, in modo da accrescere la fetta del nostro debito pubblico in mano ai cinesi dal 4 al 10%. Insomma, gli USA possono scatenare tutte le guerre che vogliono (indebitandosi sempre di più), ma i cinesi, grazie alla loro proverbiale perseveranza e al loro contantestanno conquistando il mondo, semplicemente comprandoselo.
Prospettiva che può suonare molto inquietante. Si può paventare l'arretramento dei diritti dei lavoratori: gente che lavora 16 ore al giorno per un pugno di riso, dormendo ammassati in un sottoscala malsano vicino allo scantinato dove lavora in spregio alle più elementari norme in materia di sicurezza sul lavoro. Credo che sia un rischio che non corriamo. Non vedrei alcun vantaggio per la Cina nel peggioramento delle condizioni economiche degli acquirenti dei loro prodotti industriali. Anzi, rapporti economici privilegiati con la Cina sono sicuramente delle grandi opportunità, almeno finché i cinesi saranno più bravi nella produzione a basso costo per il consumo di massa che non nella produzione di qualità. Ne è esempio la recente offerta, da parte del governo cinese, di destinare un mega show-room in una "cittadina" di 6-7 milioni di abitanti al mobile di Quarrata, cittadina di 25mila abitanti specializzata nella produzione di mobili, in crisi nera da decenni dopo l'avvento dei grandi colossi dell'arredamento. Perché, ricordiamolo, in Cina esiste una fascia di persone con discrete possibilità economiche che numericamente è pari agli abitanti di mezza UE e che al made in China preferisce il made in Italy.
Insomma, i rapporti di forza nel mondo stanno inesorabilmente cambiando. O gli Usa attaccano direttamente la Cina o non la sfangano. Ma, visto che da dieci anni non riescono a risolvere neppure in Afghanistan, suggerirei prudenza da questo punto di vista


* Un po' di dati sulla crescita del PIL 2010/2009 nei i paesi BRICS e in alcuni paesi occidentali:

India +10,4%
Cina +10,3%
Brasile +7,5%
Russia +4,0%
Sudafrica +2,8%


Germania +3,5%
Usa +2,8%
Francia +1,5%
Portogallo +1,4%
Italia +1,3%
Regno unito +1,3%
Spagna -0,1%
Irlanda -1,0%
Grecia - 4,5%

dati: Cia-The World Factbook... quindi non mi si venga a dire che sono le solite falsità dei comunisti!

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