
“Memorie comuniste”, ultima fatica editoriale di Renzo Bardelli è un libro ambivalente: da una parte una critica ferrea e spietata (che talvolta mi pare sfociare nel livore e nel risentimento, quindi difettando di “lucidità” dell’analisi) all’esperienza del cosiddetto “socialismo reale”, del PCI (specie di quello pistoiese), di tutto il movimento comunista internazionale del XX secolo. Dall’altra il riconoscimento del grande afflato ideale che ha animato la vicenda di quel partito.
Comprendo questa “ambivalenza”, perché dalle pagine di questo libro traspare la grande “passione” di Bardelli per il Partito Comunista Italiano. E come tutte le grandi passioni, quella di Bardelli per il suo vecchio partito, è un complesso di sentimenti anche contraddittori fra loro. Come i grandi amori che contengono sempre una stilla d’odio; come l’odio più intransigente, che contiene sempre un po’ di ammirazione. Questo mi pare essere stato il PCI per Renzo Bardelli. Il grande partito di popolo che lo accoglie, ne fa un dirigente ed un amministratore stimato, ma che dispensa grandi delusioni, affronti tutti politici, certo, ma che assumono una coloritura “personale”. Il grande partito che dà l’opportunità di conoscere il mondo (si vedano i viaggi in Grecia, Jugoslavia, Russia eccetera che Bardelli fa grazie al PCI), di conoscere persone dalle quali imparare, ma che fa anche piangere, e non metaforicamente.
Comprendo questa “ambivalenza”, perché dalle pagine di questo libro traspare la grande “passione” di Bardelli per il Partito Comunista Italiano. E come tutte le grandi passioni, quella di Bardelli per il suo vecchio partito, è un complesso di sentimenti anche contraddittori fra loro. Come i grandi amori che contengono sempre una stilla d’odio; come l’odio più intransigente, che contiene sempre un po’ di ammirazione. Questo mi pare essere stato il PCI per Renzo Bardelli. Il grande partito di popolo che lo accoglie, ne fa un dirigente ed un amministratore stimato, ma che dispensa grandi delusioni, affronti tutti politici, certo, ma che assumono una coloritura “personale”. Il grande partito che dà l’opportunità di conoscere il mondo (si vedano i viaggi in Grecia, Jugoslavia, Russia eccetera che Bardelli fa grazie al PCI), di conoscere persone dalle quali imparare, ma che fa anche piangere, e non metaforicamente.