
Calderoli è il primo a parlare di secessione "Se non ci sarà il federalismo ci potrà essere solo la secessione"; Bossi rilancia: "Quanti uomini ci sono che, se venisse il momento potrebbero battersi? Secondo me qualche milione", aggiungendo subito che, però, lui è per la via pacifica, bontà sua. Niente di nuovo, siamo abituati al folklore dei leghisti. Parole in libertà, fra un cappello da vichingo e un tizio travestito da indiano. Se non fosse che la Lega è un partito di governo e che i due signori sunnominati sono ministri della Repubblica Italiana, con ufficio in quel di Roma ladrona.
Ora: è normale che un ministro della Repubblica invochi la secessione e che un altro ministro della Repubblica minacci che "se venisse il momento" c'è qualche milione di uomini pronti a battersi per l'indipendenza della cosiddetta "Padania"?
A prescindere dal fatto che non credo che dietro a queste minacce ci possa essere qualcosa di concreto: ve li immaginate tutti i "cumenda" brianzoli o i piccoli imprenditori del nord-est, lasciare la fabbrichetta ed imbracciare il fucile per la libertà della Padania? Lasciando magari la commessa appena conquistata grazie alla quale si possono finire di pagare le rate del mutuo della villetta costruita accanto al capannone. Non scherziamo! Abbiamo ancora bene in mente la farsa dell'attacco al campanile di San Marco con una motozappa travestita da blindato!
Si tratta solo, secondo me, di un tentativo di mantenere credibilità sul fronte della sempre promessa e (ovviamente) mai raggiunta secessione, caricata del significato di "soluzione a tutti problemi" (dalle tasse alla delinquenza), da parte di un gruppo dirigente spaccone che si è ben accomodato sui comodi scranni di "Roma ladrona" e che negli ultimi 16 anni è stata al governo o ha fatto parte di maggioranze di governo per 10 anni, senza fare passi apprezzabili non solo verso la mitologica "secessione", ma neppure verso il più terreno "federalismo", veste accettabile dell'egoismo odioso espresso dal blocco sociale ed elettorale leghista. "Federalismo" che, peraltro, è assai mal conciliabile con la politica di tagli agli enti locali del governo Berlusconi, contro la quale ha alzato la cresta anche un fedelissimo come Roberto Formigoni. Non è un caso se ieri, a Pontida, i sindaci leghisti hanno disertato l'iniziativa, a partire dal sindaco di Varese, Attilio Fontana, che non ha i soldi per mettere a norma lo stadio cittadino, ora che il Varese è tornato in serie B e che dovrà, presumibilmente giocare le partite in un'altra città. Una stupidaggine, certo, ma dall'altissimo valore simbolico. Per non parlare del fatto che, nonostante la promessa dei neo-governatori leghisti di euro sonanti alle aziende che non delocalizzano (unica ricetta anticrisi cha ha in mente la Lega), aziende come la Bialetti se ne sono già andate ed altre (come la Merloni) minacciano di farlo.

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