venerdì 18 giugno 2010

Pomigliano, Italia


La storia è tristemente nota: l'Ad della Fiat, Sergio Marchionne, annuncia un nuovo modello di lavoro nello stabilimento di Pomigliano: turni più pesanti, straordinario obbligatorio (!), divieto di sciopero. Non è una proposta, è una affermazione: o così o la Panda la continuiamo a costruire in Polonia. Fim e Uilm accettano, il Governo esulta (si sono divisi, Fiat e Governo, i compiti per quanto riguarda l'attacco alla Costituzione). La Fiom si opone con fermezza, scontando anche qualche attrito interno alla Cgil. Quello che però sconvolge è certo centro-sinistra che in sostanza dice: "è vero la proposta di Marchionne è dura, quasi irricevibile. Un vero e proprio ricatto... però..." e qui parte la solita sequela: meglio lavorare in brutte condizioni piuttosto che non lavorare affatto, l'assenteismo, il rischio delocalizzazioni.... Insomma, un armamentario dialettico complementare a quello di Fiat e Governo.


Il punto è, però, un altro: se si accettano i ricatti, se si accetta il fare carta straccia della costituzione (nello specifico art. 40 e 41) si sa dove si comincia e non dove si finisce. Alla competizione al ribasso non c'è mai limite... e di strada ce n'è da fare se vogliamo arrivare competere non con la Polonia, ma con la Cina, dal punto di vista dei salari. Sorvolo sul fatto che per uscire dalla crisi la strada non dovrebbe essere quella della competizione sui costi di produzione, ma quella dell'investimento in ricerca e tecnologia, cosa che questo governo (ma anche quelli precedenti) evidentemente non condivide, vista la situazione dei nostri ricercatori, vista la condizione della nostra scuola, visti i continui tagli alla cultura e alla ricerca. Perché mi si deve spiegare come mai se è vero che il primo esportatore mondiale è la Cina, come mai il secondo (a ruota) è la Germania, che ha salari molto più alti dei nostri e la nostra stessa moneta. E poi: come mai chi si straccia le vesti (giustamente) quando si parla di attacchi alla costituzione che riguardano magari la libertà di stampa o la giustizia, è disponibile a tollerare attacchi altrettanto gravi alla costituzione sul lavoro? Attacchi che peraltro non arrivano neppure dalla politica, ma direttamente da un "padrone" (che da questa "Repubblica fondata sul lavoro" ha ottenuto anche lauti aiuti economici). Perché, appunto, la Costituzione dice che l'"Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". La Costutuzione italiana non è solo un complesso ed elegante sistema di equilibri fra i poteri, né un semplice elenco di diritti e doveri. E' soprattutto la legge fondamentale di uno stato che, pur all'interno del campo occidentale, quindi capitalista, si poneva la priorità di difendere il lavoro e tutelare le classi più deboli. Per questo oggi Berlusconi non va solo combattuto per i suoi attacchi alla magistratura, alla libertà di stampa, ma anche e soprattutto per i suoi attacchi schiettamente e coerentemente DI CLASSE ai lavoratori. E come lui va combattuto chiunque faccia carta straccia della Costituzione. Ed una azienda che si permette di "disapplicare" i diritti dei lavoratori entro i propri cancelli, di fatto fa carta straccia della Costituzione. La lotta della Fiom riguardo a Pomigliano ha un valore che va oltre quella fabbrica: comporterà una "riforma costituzionale de facto" che poi sarà estesa a tutti i luoghi di lavoro, a tutti i lavoratori. E' una lotta che guarda molto molto lontano, su entrambi i fronti, anche quello confindustriale. Non a caso dopo la battaglia di CGIL e PCI sul referendum per il recupero dei punti di contingenza (credo fosse l'85...) è arrivata la fine della scala mobile, il lavoro atipico, la legge 30, l'attacco all'articolo 18... fino ad arrivare a Pomigliano, che segna un punto di svolta perché non si limita ad attaccare solo diritti conquistati con lotte durissime, ma attacca direttamente il diritto di sciopero e la possibilità stessa dei lavoratori di rivendivcare i propri diritti. Il lavoro è un valore in quanto permette di avere un posto nella società ed una dignità. Se non permette più tutto ciò diviene schiavitù. Con la differenza che almeno agli schiavi si garantiva vitto e alloggio...

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